Grigio by Peter Sloterdijk

Grigio by Peter Sloterdijk

autore:Peter Sloterdijk
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2023-05-22T17:12:45+00:00


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Dall’inizio degli anni trenta in poi, la fotografia a colori, dopo un lungo periodo tecnico di incubazione, è divenuta universalmente accessibile grazie a Kodachrome (1935) e ad Agfacolor (1936), per poi svilupparsi in uno standard onnipresente verso la fine del XX secolo con la fotografia digitale; così è diventato possibile interrogarsi sulle stranezze dell’universo fotografico durante il suo primo secolo di vita, stando a debita distanza. Si potrebbe addirittura ipotizzare che la parte di umanità raggiunta dalla fotografia tra il 1840 e il 1940 abbia acconsentito a un grande esperimento in cui i partecipanti, quando osservavano le loro foto, accettavano di immergersi nell’esperienza della percezione del mondo che hanno gli individui con daltonismo congenito. Notoriamente, nelle persone con acromatopsia totale non sono presenti sulla retina quei coni (cones, cônes) che sono responsabili della visione a colori (gli esseri umani possiedono i coni sensibili al rosso, al blu e al verde; a partire dai loro input, il cervello «elabora» tutti i valori cromatici). Perciò, essi si muovono in un universo dai toni grigi, dal quale traggono informazioni esclusivamente con i 120 milioni di bastoncelli (rods, bâtonnets) sensibili alla luce e al buio. Questi ultimi, naturalmente, rendono possibile vedere durante il crepuscolo e al buio anche alle persone normovedenti; a causa loro, di notte sono grigi non solo i gatti, ma anche le mucche non nere che facevano corrugare la fronte di Hegel. Dobbiamo all’ironia della visione notturna umana il fatto che i guardiani notturni non sembrano meno grigi degli scassinatori e dei mariti che tornano a casa tardi. Una peculiarità dell’acromatopsia totale si esprime nel fatto che essa è accompagnata di regola da una spiccata ipersensibilità alla luce del giorno, alla quale si associano una limitata capacità di messa a fuoco e una rapida tendenza dell’occhio ad affaticarsi quando è esposto alla luce piena.

In virtù del patto con chi praticava l’arte della magia delle immagini, chi guardava le prime fotografie o andava a vedere i movies dell’era del cinema in bianco e nero, de facto del cinema in scala di grigio, non fu costretto a subire gli aspetti gravosi del daltonismo; conservava il privilegio di rimanere normovedente nel mondo delle gradazioni di grigio. Se avesse riflettuto più approfonditamente sulla visione in quanto tale, nella sua relazione specifica con il pensiero, la fotografia «in bianco e nero» gli sarebbe servita da scuola propedeutica alla logica non binaria. Ogni foto trasmette il proprio messaggio in tre valori. I normovedenti hanno in comune con i daltonici la spiccata sensibilità alla luce e al buio della visione consentita dai bastoncelli, non importa se al cinema o al crepuscolo, fatta eccezione per i miopi, che è meglio portino gli occhiali al cinema, a meno che non si siedano in prima fila. La suggestione mefistofelica secondo la quale «verde è l’albero d’oro della vita» sarebbe importata giustamente poco ai primi frequentatori del cinema. Essi hanno scoperto, sperimentandolo su di sé, che gli occhi umani sono attrezzati per la visione notturna e che riescono a dare informazioni sulle condizioni degli spazi anche quando la luce è scarsa.



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